Un contesto che sia contemporaneamente competente, dinamico ed individualizzato può accogliere le fragilità dell’autismo e favorire un approccio fiducioso e appagante alla quotidianità in chi vive questa condizione. Permette di ridurre quegli sforzi che una persona autistica deve altrimenti compiere per orientarsi nella massa confusa di fatti ed eventi di cui parla Therese Joliffe. Un contesto di questo tipo è definibile come autistic like.
Riuscire a costruire un contesto autistic like mette l’autistico nella condizione di accedere a un maggiore livello di competenza e autonomia, se si desidera renderlo sempre più abile e sempre meno disabile.
Nell’I.C.F. (International Classification of Functioning, Disabilities & Health) è scritto: “Disability and functioning are viewed as outcomes of interactions between health conditions, diseases, disorders and injuries and contextual factors”. World Health org., Ginevra, 2002.
Quindi il livello di disabilità è il risultato dell’interazione tra la condizione di salute e fattori ambientali, per cui fattori ambientali favorevoli possono ridurre la gravità della disabilità che una persona vive e sperimenta quotidianamente. Ecco allora che si ha la possibilità di intervenire sul contesto, costituito da spazi, proposte e persone, e modellarlo sulle caratteristiche specifiche dell’autismo, favorendo partecipazione ed inclusione.